Chi è Andrea Bigiarini? L’Intervista e la sua Arte

Andrea Bigiarini ci porta uno spicchio di se stesso, del suo legame con l’arte ed il mondo dell’iPhoneografia, e del suo rapporto con l’universo tecnologico.

In questa intervista possiamo apprezzare le sue idee e visioni, mescolate con uno smaccato senso di autoironia, che per comprenderlo a pieno dovrai leggere tutti i paragrafi fino al punto 3 del finale.

Ma ora lasciamo volentieri la parola ad uno dei padri fondatori del NEM – The New Era Museum, di cui scopriremo più in profondità nelle prossime settimane, sia la storia che le attività.

Chi è Andrea Bigiarini?

Mamma mia, la domanda più difficile a cui rispondere, ci proverò riassumendo.

Diciamo che sempre ho sentito l’attrazione verso le arti visuali, sono cresciuto in mezzo a libri d’arte e odore di trementina, mio padre Gino era un pittore. Devo anche aggiungere che non ho mai creduto nella seriosità dell’arte ma nel suo lato gioioso, provocatorio e dissacrante.

Questo l’ho imparato sempre grazie a mio padre che ogni sabato mi portava con lui ai vernissage oppure a divertenti discussioni con i suoi colleghi nel retro dello storico negozio di belle arti Rigacci a Firenze. Finiva sempre a risate, tra barzellette e polemiche divertenti sui vari artisti contemporanei o del passato. Si per me l’Arte non deve essere noiosa ma pura gioia.

arte di Andrea Bigiarini

Come è il tuo rapporto con la tecnologia?

Ottima. Acquistai il primo computer, un Commodore 64, nel 1983 assieme a mio padre che da anni era affascinato da quella che lui chiamava “cibernetica”. Eravamo convinti che da quella scatola di plastica sarebbero uscite risposte, soluzioni di calcoli complessi e quant’altro di fantascientifico ma quando lo attaccammo al televisore e il quadratino iniziò a lampeggiare accanto ai bytes liberi ci accorgemmo che in realtà senza il nostro intervento non avrebbe fatto neanche 2+2.

La mia evoluzione tecnologica iniziò da quel giorno cominciando a programmare prima in Basic poi in linguaggi ormai obsoleti: Assembler, Pascal, Modula 2 per arrivare al C+.

Il vero shock lo ebbi quando finalmente, passando prima da un Apple II, riuscii ad acquistare nel 1984 il primo Mac. Ho avuto decine di computer ho lavorato come programmatore per anni ma adesso preferisco usarli e basta anche se ritengo la programmazione una via di mezzo tra l’arte è una disciplina Zen.

arte iphone di Andrea Bigiarini

Che cosa rappresenta per te il mondo iPhoneography?

Una vera rivoluzione delle possibilità offerte all’espressione umana e questo non solo relegato alla fotografia ma espanso nella scrittura, musica e aggiungerei anche scultura (3D) attraverso le app che ti permettono di fare tutto nel modo più semplice e con ottimi risultati.

Se ci pensi per la prima volta nella storia dell’arte e dell’umanità chiunque ha la possibilità dovunque di trasformare una idea in qualcosa di reale e condividerla nel mondo a tempo zero.

Stiamo forse sottostimando le potenzialità dei device mobili limitandoci a non andare oltre le possibilità offerte da questo potente media. A volte mi domando che cosa avrebbero fatto, per esempio i Futuristi, con le tecnologie che portiamo in tasca tutti i giorni. mi immagino un Marinetti, un Balla, un Boccioni o un Depero alle prese con app tipo Art Rage, iColorama oppure le musiche per una serata futurista composte su GarageBand …

chi è Andrea Bigiarini Intervista

E su iPhone e Smartphone?

Su questo punto devo fare per forza una piccola polemica.

Stiamo vivendo un consumismo high-tech dove noi stessi con le nostre opere, il Movimento internazionale della Mobile Art (l’unico movimento artistico a livello mondiale di quest’epoca assieme alla Street-Art), diamo una mano ad espandersi evangelizzando a costo zero un prodotto che paghiamo e che invecchierà nel giro di tre mesi.

Mi spiego.

Ho comprato il primo iPhone 2 appena fu lanciato negli Stati Uniti che grazie alla cambio pagai circa 300 euro. Era un telefono che poteva fare fotografie grazie anche alle prime applicazioni Lo-Fi (CameraBag per prima). Da qui l’idea di processare le immagini usando più programmi assieme. App che costavano in media 0.89 Euro. Da qui la nascita del movimento iphoneografico, dei gruppi su Flickr, Facebook, ecc.

Iniziò anche la diatriba tra fotografi classici e iphoneografi che fiammavano chi su un forum si azzardava a dire che la iphoneografia era pur sempre fotografia. Poi sono aumentate le risoluzioni degli obiettivi degli iPhone e con loro il prezzo di hardware e app arrivando ad oggi ad una qualità da DSLR.

SE COMPARIAMO I PREZZI c’è qualcosa però che non torna.

Un iPhone 6+ costa esattamente il doppio (prezzo Apple Store) di una Sony A5100 (prezzo Amazon) una semi professionale da 24 Megapixel un Sensore APS-C CMOS, lo stesso di camere professionali, e prestazioni impressionanti per non parlare della A6000 considerata il top tra i professionisti che costa sempre meno di un iPhone.

Stiamo sempre parlando della stessa iPhoneografia sperimentale, pasticciona ma altamente creativa oppure di una emulazione della fotografia tradizionale che ci schifava tanto?

Questo è un argomento su cui riflettere soprattutto in un momento di crisi economica mondiale come questo.

L’arte mobile DEVE rimanere un’arte popolare quindi alla portata di TUTTI e di tutte le tasche e non una frenetica corsa al telefono più nuovo che appena esci dal negozio è condannato a diventare obsoleto nel giro di pochi mesi grazie anche a questa fobia di creare nuovi sistemi operativi che suppergiù fanno sempre le stesse cose ma con requisiti hardware sempre più esosi.

Se adesso dovessi scegliere se comprarmi un iPhone nuovo ti rispondo di no che acquisterei a metà prezzo una compatta per scattare e userei le applicazioni che ho su iPad per modificare gli scatti. Resto sempre un iphoneografo?

fotografia artistica di Andrea Bigiarini

Come definiresti il tuo stile artistico?

Non credo di avere uno stile artistico definito anche se qualcuno dice che ce l’ho. Sono soprattutto affascinato dalla sperimentazione e dall’uso “improprio” di applicazioni. Ultimamente con il mio iPhone 4 scatto con Hipstamatic, ovviamente la versione 280 e qui mi freno per non fiammare chi ha deciso di stravolgere questa stupenda applicazione che era del tutto analogica. Sbagliavi combo? Buttavi via la foto.

Si adoro la vecchia Hipstamatic.

E che cosa ti piace fare?

Mi piace suonare, anzi mi correggo, fare rumori con iPad e Mac :) e tutto questo grazie alle app. Ho scoperto che finalmente potevo comporre i miei brani come volevo è che potevo pubblicarli sul web anche se fanno schifo. Non è liberazione espressiva questa?

Com’è Andrea Bigiarini nella vita?

La prima risposta che mi viene in mente è “Un vecchio stronzo” ma anche un grandissimo sognatore.

La prima definizione riguardo agli standard di realtà proposti ed il secondo in quanto mi definisco un Monista Anomalo in quanto per me il mondo materiale e quello spirituale confluiscono assieme e si modificano a vicenda.

Andrea Bigiarini, come tutti del resto, è uno spirito, un’idea o chiamala come meglio credi, cha ha ANCHE un corpo quindi la mia parte animica ha sempre il sopravvento sul mondo materiale.

In poche parole: vivo in un mio mondo fatto di vibrazioni ed emozioni fregandomene delle apparenze della vita cosiddetta “reale”.

composizioni di Andrea Bigiarini

Quali ambizioni hai per il futuro?

Ambizione è una brutta parola se usata soprattutto in ambiente “artistico” (nota il virgolettato) ma ti rispondo in modo semplice: continuare a sperimentare. Sperimentare nuove tecniche e ibridarle con quelle vecchie.

Adoro la fotografia analogica e soprattutto la Polaroid. Ecco la Polaroid è stata la Nonna della iPhoneografia. Scatti, hai un prodotto finito che puoi anche elaborare a piacimento in post produzione (scaldando, alterando o pitturando la foto) e condividere. La mostri agli amici, la infili in una busta e la spedisci a chi vuoi anche se non proprio in tempo reale.

Il sig. Land, inventore di questo sistema di sviluppo istantaneo, mi sa che trasmise le sue catene del DNA e non so come per non creare problemi :) a Steve Jobs. Ambedue avevano in comune la volontà di dare a chiunque strumenti facili, “No skills required” si dice in inglese. L’uomo comune senza alcuna conoscenza di fotografia, emulsioni, sviluppo e chimiche, poteva scattare una foto e mostrarla orgogliosamente alla sua famiglia.

Questa è la vera tecnologia, quando è al servizio della gente.

Mi sa che ho divagato ma il concetto di qualcosa alla portata di tutti fa parte dei miei piani futuri.

il tempo non passa mai di Andrea Bigiarini

Che consiglio daresti ad un aspirante artista?

Bingo. Due parole per me non esatte: “Aspirante” e “Artista”

La prima abbassa il tono della seconda e la seconda non riesce a definire esattamente niente.

Ho scritto qui un lunghissimo post su una analisi personale di che cosa significhi arte e artista che riassumo in una semplice frase: “Ogni creazione passa attraverso il desiderio di sopperire ad una mancanza. Una mancanza sia esterna che interna, sia oggettiva che soggettiva. È proprio questa mancanza che fa scaturire l’eclettico desiderio della creazione.”

I consigli che dò a chiunque sono:

  1. Non emulate nessuno.
  2. Tirate fuori liberamente quello che avete dentro e non comparatelo a niente di esistente. Siete creatori visionari quindi liberate la fantasia.
  3. Non annoiate le persone come sto facendo io adesso con questa intervista.
  4. Cercate di migliorare il mondo e la vita degli esseri che vi stanno accanto mostrando solo il lato positivo dell’esistenza. Non ne possiamo più di media che diffondono paure, miserie, violenza e guerra.
  5. Riparate con le vostre immagini le imperfezioni che si presentano nella vostra realtà. Alteratele a piacimento con le app come un sciamano farebbe attorno ad un fuoco.
  6. Portate innovazioni tecniche e aprite la mente degli altri verso altri orizzonti.
  7. Siate umani (e questa è quella che mia piace di più perché l’ottanta percento della popolazione mondiale è stata zombieficata dal denaro e dalle necessità).

Ringrazio Davide per questa occasione di parlare in modo diverso di iPhoneografia e ringrazio voi che avete avuto la pazienza di arrivare fino a questa frase.

“Che la Forza sia con voi” (Guerre Stellari)